Megadeth “Endgame” (2009)

10 anni fa era la volta di “Risk”, probabilmente l’episodio più fiacco della carriera dei Megadeth, che ha avuto il poco invidiabile merito di deludere sia il pubblico che la critica. Succeduto al già debole “Cryptic Writings”, il disco fu definito con queste parole da Luca Signorelli sulle pagine di Metal Hammer: «Alice Cooper che incontra l’alternativo che incontra l’heavy rock da classifica che incontra Dio solo sa cosa». Il punto più basso di una band portata a fondo da una spasmodica ricerca di successo, da un manager (Bud Prager) e un produttore (Dann Huff, ex Giant, ma anche sessionman per Whitney Houston) che il thrash metal non sapevano manco cosa fosse, e da un irrimediabile tentativo di misurarsi con l’ombra dei Metallica, persino nella loro ora più buia. E infatti, proprio come Hetfield e compagni, in quegli anni i ’Deth erano tanto esaltanti sul palco quanto imbarazzanti su cd.

E così arrivò la crisi esistenziale, la rottura con la Capitol Records dopo 14 anni, l’uscita di Marty Friedman (bravo, bravissimo, ma all’ultimo Gods Of Metal ci ha fatto davvero due maroni così), a cui più avanti seguiranno anche quelle di Nick Menza e persino del fedelissimo Dave Ellefson. E poi la lenta rinascita, il ritorno al metal con “The World Needs a Hero” (2001), lo split momentaneo dovuto all’infortunio di Mustaine e il trionfale ritorno con “The System Has Failed” (2004), che non sarà un manifesto del thrash ma che è un buon concentrato di potenza e melodia, e una grande prova di forma per una band che meditava ormai di sciogliersi per sempre. Ma poi, per fortuna, non è stato così.

Dopo il passaggio alla Roadrunner Records nel 2007 con “United Abominations” (un altro sublime gioco di parole), ora i Megadeth si affacciano alla fine del decennio con “Endgame”, il loro dodicesimo lavoro in studio, uscito in Italia venerdì scorso e immediatamente acquistato dal vostro beneamato cronista, che se l’è ascoltato con estremo piacere per tutto il weekend. Come si era già capito dall’esaltante singolo di lancio Head Crusher, che ha iniziato a circolare un paio di mesi fa, questa volta i Megadeth fanno davvero sul serio e sono pronti a confrontarsi senza timore con il proprio glorioso passato. 

Megadeth - Endgame

Registrato tra gennaio e maggio al Vic’s Garage (lo studio californiano della band, che prende il nome dalla loro storica mascotte Vic Rattlehead) il disco vede alla console di produzione Andy “ma quante ne so” Sneap, coadiuvato dallo stesso Mustaine. Per quanto riguarda la formazione, è confermata la sezione ritmica di “United Abominations”, composta dal bassista James LoMenzo e dal drummer Shawn Drover, il cui fratello Glen ha dato l’addio alla band (e al metal) sul finire del 2007, e ha trovato un sostituto definitivo nel giovane e bravissimo Chris Broderick, ex Jag Panzer e turnista live dei Nevermore. Dave è molto entusiasta di aver trovato un chitarrista come lui, e ha paragonato la loro sinergia niente meno che a quella tra Ozzy Osbourne e Randy Rhoads.

I due axemen cominciano a dare spettacolo già nella programmatica intro Dialectic Chaos, amabile terzinato in cui le seicorde di Mustaine e Broderick conversano con tecnica e gusto per un paio di splendidi minuti. Segue This Day We Fight!, un ottimo brano thrash dall’incipit cattivo e dal proseguimento ancor più feroce. Un inizio davvero esaltante.

Dopo la sfuriata iniziale si passa allo “stile Megadeth maturo”, meno violento ma molto intenso, squadrato e scandito dal ruvido cantato di Mustaine. Gli assoli di Broderick nella bella 44 Minutes rivelano tracce evidenti dei suoi trascorsi con i Nevermore, mentre 1,320’ si apre su un riff da “periodo d’oro” (penso a 502, da “So Far, So Good… So What!”) e si chiude su un botta e risposta di assoli strepitosi. Dopo un paio di mid-tempos senza particolari sussulti (Bite the Hand e Bodies) arriva la title track, con un’intro cerimoniale e una struttura ben congegnata, a marcare uno degli episodi più originali del disco.

I Megadeth sono in buona forma, e il tipico rifforama thrash di Mustaine – unico autore delle musiche, salvo qualche sporadico contributo di Broderick e Drover – si accompagna alle consuete liriche che parlano di guerra, violenza, politica e, talvolta, umani sentimenti. Come nella teatrale ballad The Hardest Part of Letting Go … Sealed With a Kiss, il cui unico merito è forse quello di stemperare la tensione e placare gli animi in modo da far ulteriormente risaltare la violenza deflagrante della successiva Head Crusher, che è un brano davvero con i controcazzi (scusate il francesismo) ed è probabilmente il migliore del disco.

How the Story Ends recupera uno dei tratti migliori dei Megadeth anni Novanta, vale a dire l’abbinamento tra una struttura asciutta e ruvida e un bel ritornello cantabile (tipo Skin o’ My Teeth o She-Wolf), condito con una certa dose di potenza e un solo molto nevermoriano – scusate se insisto – di Broderick, a cui va definitivamente tutta la mia stima. L’altrettanto valida The Right to Go Insane chiude i conti con questo “Endgame”, che sicuramente è valso i 18 euro e mezzo che ho sborsato per averlo e che per un po’ non toglierò dalla mia autoradio.

Dave Mustaine @ Gigantour

La band si è impegnata e molto, di tanto in tanto c’è qualche momento di calo, ma a conti fatti mi sembra compensato generosamente con i picchi di tecnica, violenza e ispirazione. Siamo senz’altro sui livelli qualitativi di “Countdown to Extinction”, ma il sound ha una robusta iniezione di cattiveria che dona a questo lavoro una marcia in più. (Spero che il tempo non mi contraddica.) Andate sul MySpace dei Megadeth, dove è disponibile parecchio materiale, e fatevi un’idea anche voi.

Non ci sono al momento notizie di un loro prossimo passaggio in Italia (del resto sono già venuti da poco insieme a Judas Priest e Testament), ma se morite dalla voglia di vederli on stage, non perdetevi il dvd Blood in the Water: Live in San Diego, che uscirà tra pochi mesi e che ritrarrà i nostri thrashers in una data tenutasi l’anno scorso durante il Gigantour.

E ora, dopo avervi ammorbato con tante parole e ben poco metallo, vi propongo il nuovissimo video di Head Crusher, diretto da Patrick Kendall, con tanto di gentil donzella combattente che rende questa prodezza ancor più appetibile! «Time to take your last walk in this world…»

 

Megadeth, “Endgame” (2009, Roadrunner Records)

1 )  Dialectic Chaos  –  2 )  This Day We Fight!  –  3 )  44 Minutes  –  4 )  1,320’  –  5 )  Bite the Hand  –  6 )  Bodies  –  7 )  Endgame  –  8 )  The Hardest Part of Letting Go … Sealed With a Kiss  –  9 )  Head Crusher  –  10 )  How the Story Ends –  11 )   The Right to Go Insane

~ di dK su 14 settembre 2009.

5 Risposte to “Megadeth “Endgame” (2009)”

  1. Grande Daveeeeeeee!!!!! personalmente non sono appassionato di metal ma devo dire che il buon Mustaine mi è sempre stato simpatico… sarà perché è un rompicoglioni, sarà per il fatto che è stato cacciato dai Metallica!

    • Tutti ottimi motivi, cugino. E ti darò anche un’altra ragione per alimentare questa simpatia. Il buon reverendo Dave, stando a quanto scriveva Kerrang! qualche tempo fa, ha intenzione di utilizzare il suo studio di registrazione anche come scuola di musica per i ragazzi di famiglie meno abbienti dell’area di San Diego.
      Ha detto: «Voglio restituire qualcosa alla comunità. Non sono una persona a cui servono chissà quanti soldi, e visto che sono stato strapagato durante la mia carriera ho pensato di invitare alcuni ragazzini nel mio studio e insegnare loro un po’ di musica. Alcuni di loro hanno talento ma non hanno i mezzi per dimostrarlo. Non sarebbe splendido raccogliere un ragazzino, regalargli la benedizione della musica e dargli una carriera?».
      Mustaine ha proprio un cuore d’oro. Come la sua chioma.

  2. Mustaine e i Megadeth sono l’esempio più evidente, secondo me, che anche nel 2009 si può fare metal da classifica, quindi che il thrash non è un genere morto e sepolto.
    Mi stupisce sempre la capacità di Mustaine di rivitalizzare questo genere. Non è lo scrivere canzoni tutti uguali, ma è invece la capacità di esplorare ancora questo genere senza finire a fare altro.
    Padre Mustaine colpisce ancora nel segno.

    (e lui risponderebbe: “No, non colpisco un cazzo, brutto figlioccio di quella puttana della mamma di Ulrich! anzi, sì invece, colpisco sì, sono primo che ha inventato la mazza per colpire, sono il più figo e l’unico al mondo! e fanculo ai Metallica!”
    ….

    ….
    e andandosene risponderebbe: “Gliel’ho suggerita io quella merda di DEATH MAGNETIC, mi hanno rubato gli appunti, quel disco fa cagare ma è copiato dai miei appunti, quindi è il disco metal migliore di tutti i tempi!!!!”)

    • Concordo su quello che dici, Corvo.
      Una proposta come quella dei Megadeth è encomiabile. Il pubblico thrash c’è ancora, e non vuole passare la vita a risentirsi i dischi degli anni Ottanta. Questo è un ottimo esempio di thrash aggiornato e convincente. I Nevermore, che in realtà proprio thrash non sono, possono essere un altro esempio.
      Non è facile continuare a seguire un genere preciso per anni mantenendo alti livelli di qualità senza autocelebrarsi. I Megadeth non ci sono riusciti sempre, che è poi quello che dicevo all’inizio dell’articolo. Tra l’altro, si sono autocelebrati non poco pure loro: negli ultimi otto anni hanno sparato fuori Return to Hangar e hanno rimesso mano a nuova versione di A tout le monde che in fondo non era necessaria. Sono contento che siano usciti dal limbo, e mi aspetto che in futuro sfornino ancora uno o due dischi come si deve.

      «Dottor Mustaine, non è che lei sta cercando disperatamente di stare dietro a Korn e Marilyn Manson?».
      «Ma che dici? Io sto cercando disperatamente di stare dietro a Korn e Marilyn Manson!».
      «Ah, bene, perché sa, credevo che lei stesse cercando disperatamente di stare dietro a Korn e Marilyn Manson…».

      (Luca Signorelli, dalla già citata recensione di “Risk”)

  3. Ciao
    finalmente sono riuscita ad ascoltarmi qualcosa anche io….e sapete che vi dico: finalmente un pò di sano e potente trash!!!!!
    Anche la ballata “The harder….” non è niente male e stempera la tensione dell’album (che a dire il vero non ho ancora sentito per intero ancora).
    A proposito di Head Crusher, ho visto il video su youtube. Il grip della canzone non è niente male, ma l’assolo finale non mi convince appieno e anche negli altri brani che ho sentito non mi soddisfano completamente gli assoli…..cmq va bene così.
    Ah! Un URRAH per la dolce dolzella che le suona al molosso palestrato!!!!!!!!

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